venerdì 11 marzo 2011

Rinnovabile o nucleare?




11.03.2011: era un giorno qualunque, un giorno in cui ognuno faceva ciò che è parte della sua routine: chi al lavoro, chi a prendere i bambini all’asilo, chi in palestra e ad un tratto questa nostra terra ha ricordato che è viva.
Un terremoto di proporzioni epiche con risvolti su ogni cosa vivente e non. Il mare si è innalzato con un onda di 10 mt che ha investito le coste.
Infiniti i danni a persone, cose, animali…a tutto e inoltre il danno con maggiori conseguenze: diverse centrali nucleari con problemi di cedimento.
Questo accade in un periodo storico, del nostro paese, in cui la scelta tra rinnovabile e nucleare sta venendo avanti. Il governo Berlusconi quando si è insediato aveva nei programmi elettorali la costruzione di diverse centrali nucleari sparse in tutta Italia senza se e senza ma, ignorando il referendum che gli italiani firmarono. Inoltre nei giorni precedenti il governo ha stroncato la promozione delle energie rinnovabili, fatta in questi ultimi anni, chiudendo gli incentivi per l’installazione degli impianti a maggio 2011. Questo perché in primo luogo cominciavano a mancare gli introiti della bolletta di quelli che sono diventati oramai 180.000 autoproduttori del territorio, in secondo luogo perché questi soldi volevano probabilmente essere investiti nel nucleare. La rinnovabile stava prendendo piede creando un mercato fiorente di professioni: dai tecnici, ai produttori di materiale, alle ditte installatrici muoveva l’economia insomma. Il problema che questo movimento di economia non andava incontro alle esigenze dei produttori monopolisti e di conseguenza, nel magna magna italiano solito, ci saranno stati accordi per interrompere il gettito verso i privati.  
Bene ora ci troviamo a un bivio: vogliamo dire basta alle rinnovabili e abbracciare il nucleare?
Non voglio parlare di ciò che succede in Giappone e rapportarlo a questioni politiche ma facciamo una riflessione: il Giappone è un paese tecnologicamente avanzatissimo e preparato a eventi sismici e si è trovato comunque impreparato. I danni che rischia di subire la popolazione e l’ambiente sono enormi.
Non oso immaginare come potrebbe essere in Italia: appalti per la costruzione dati al maggior ribasso, materiali scadenti e posa in opera difettosa (perché comunque al minor prezzo quello è il risultato), gestione dal punto di vista della sicurezza ottima su carta e pessima nella realtà (perché comunque “la sicurezza è solo un costo”). Sarebbe un vero disastro e al primo evento si scatenerebbe l’inferno.
La solita vocina dice: “certo però sul confine francese ne abbiamo una che se scoppia ci devasta e noi continuiamo a comprare energia da loro”. Questo è vero ma perché invece non possiamo guardare chi le cose le fa bene? I paesi scandinavi, la Germania hanno investito molto sulle rinnovabili e non credo ne siano pentiti è solo un cambio di mentalità. Anche questo enorme fabbisogno energetico che abbiamo: anche lì la mentalità delle persone andrebbe cambiata! E’ ora di cominciare a pensare nell’interesse collettivo, è finita l’era del proprio orticello, abbiamo visto che così non funziona. Dobbiamo fare scelte che siano nell’interesse dell’ambiente in cui viviamo anche a costo di dover fare delle rinunce. Facendo la progettista sento spesso discorsi del tipo: “io voglio che quando il forno è accesso possa usare la lavastoviglie e la lavatrice, sono a casa solo due ore al giorno devo ottimizzare”, “gli apparecchi li lascio tutti in stand-by perché se no mi tocca alzarmi dal divano quando sono seduto”. Insomma qui è anche una questione di mettersi una mano sul cuore ed una sul portafoglio. Vogliamo davvero avere tutto ad ogni costo e sempre, a discapito della vita sul pianeta? Perché questa è la realtà delle cose: una centrale nucleare che esplode è un danno per tutti gli abitanti della terra e dopo sì che forse era meglio preoccuparsi un po’ dell’interesse collettivo piuttosto che del singolo paese!! Accordi internazionali!!!

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