martedì 27 ottobre 2015

Domande

Dal DM 20.12.2012 Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l'incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi DM 20.12.2012:

art.1 Finalità:
La progettazione, la costruzione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti di protezione attiva contro l'incendio, così come definiti nella regola tecnica di cui al successivo articolo 5 e di seguito denominati impianti.

art.2 Campo di applicazione:
IMPIANTI di nuova costruzione ed a quelli esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto (4 aprile 2013), nel caso essi siano oggetto di interventi comportanti la loro modifica sostanziale (trasformazione della tipologia dell'impianto originale o ampliamento della sua DIMENSIONE TIPICA oltre il 50% dell'originale, ove non diversamente definito da specifica regolamentazione o norma)


Questa MODIFICA SOSTANZIALE dell'impianto può essere presa a campione per stabilire che in un impianto di protezione attiva esistente (rivelazione incendi), magari costruito secondo la normativa del 2010, se viene ampliato e cambia la sua estensione in numero di rivelatori pari quindi a più del 50% occorre rivedere l'impianto (cavi in particolare) in modo che rispetti la Normativa in vigore?!

protezione_attiva_DM_20.12.1012

sabato 3 ottobre 2015

25° Giornata del Perito Industriale


Si è svolta oggi la 25° giornata del Perito Industriale che ha voluto centrare l'attenzione, per la prima volta oserei dire, su argomenti differenti dall'impiantistica elettrica e/o termotecnica e/o edilizia. L'evento ha mirato questa volta alla sicurezza e non a quella sul lavoro ma a quella di internet e di qualunque dato sia su esso inserito.
Spesso la facilità con cui ognuno di noi approccia alla rete è dettato da una sorta di fai da te, generato da un'esperienza lavorativa che ognuno di noi deve improntare per poter navigare nel nuovo mondo della progettazione fatto di mail, grafica, pratiche e chi più ne ha più ne metta.
Il mondo come lo si conosceva prima è stato invaso dall'utilizzo delle mail, dallo scambio di file alla velocità della luce, dalla veicolazione di dati su pratiche ma a tutto questo nessuno, della vecchia generazione, era realmente preparato.
Si è parlato di malware, di virus, di frodi create da associazioni criminali che hanno lo scopo di monetizzare un business, entrando con estrema facilità nei sistemi operativi di tutti, spesso con l'aiuto delle stesse vittime.
Non c'è abbastanza conoscenza e probabilmente interesse per capire che gli strumenti che abbiamo in mano hanno una potenzialità enorme e come il danno che possono generare.
Occorre sempre tenere ben alzata la guardia! A margine di qualsiasi antivirus prelevabile dal mercato l'importanza più grande ce l'ha sempre un cervello ben funzionante e un sacrosanto timore di cliccare. Chiamo sacrosanto il timore, perché spesso è quello che salva in certe situazioni: porto ad esempio i cryptolocker che stanno devastando moltissime realtà lavorative. Sono veicolati da banali email, spesso di vettori come SDA con un allegato da aprire per il ritiro di un pacco ed il gioco è fatto.
Coloro che l'hanno aperto non si sono nemmeno preoccupati di leggere un testo scritto in una lingua non corretta con una metodologia mai esistita per il ritiro, senza porsi dubbio alcuno che questo potesse essere qualcosa di dannoso. Questo è paragonabile all'atteggiamento che le persone hanno con la televisione ovvero tutto ciò che è riportato sullo schermo è la realtà, senza discussioni.
Quindi la difficoltà più grande è creare una cultura informatica, anche se ora è solo una pezza, perché creato il mostro è difficile rieducarlo.
Voglio pensare però alle nuove generazioni, i nativi digitali, che certe domande non se le pongono nemmeno, sono molto più scaltri nel vivere il mondo di internet e non cadono in errori grossolani come il cryptolocker ma al tempo stesso non si pongono invece domande riguardanti i dati sensibili, sul deposito delle loro foto, sulla cronologia di una conversazione skype etc. Non appena infatti vengono a conoscenza di alcune di queste risposte, il loro atteggiamento cambia significativamente ed è questo che occorre perseguire. Mi auguro che loro siano più ricettivi verso il capire, cosa che non è stata per coloro che hanno vissuto il trapasso tecnologico e che hanno avuto l'arroganza di pensare di poterlo attraversare mantenendo invariato il loro atteggiamento.
Si è parlato poi anche di alcuni aspetti etico-filosofici nell'educazione di un figlio per il quale risulta estremamente semplice approcciare un touch-screen ma che incontra notevoli problemi con la manualità. E' corretto inseguire ancora un'educazione fatta di cose fisiche e concrete, di un senso della misura, del tempo, dell'aritmetica, della scrittura? Si asseriva una cosa molto vera: se portiamo le persone all'utilizzo di un mezzo tecnologico per comunicare, se qualcuno governa questo mezzo ha in pugno l'intera umanità, fatta solo di meri esecutori ovvero pigiatori di tasti.
Perché allora non mantenere entrambe le strade? Il mondo avrà sempre nuovi mezzi sempre più hitech ma il mondo è fatto di cose concrete: il mondo si può toccare, gustare, odorare e già di per sè questo è fantastico. Probabilmente occorre creare una curiosità e un interesse che riescano a superare i colori brillanti dello schermo di un S6: è complesso ma non impossibile.
Dimentichiamo sempre che tutto ciò che conosciamo viene dalla natura, di per sè perfetta e la più imitata in assoluto.