martedì 23 giugno 2015

ISO 6790

Attrezzature per la protezione antincendio e lotta antincendio 
Segni grafici per i piani di protezione antincendio 

lunedì 15 giugno 2015

Sento sempre bei discorsi sul rendere partecipe la categoria giovani: tante belle parole ma che non trovano mai un riscontro reale e oggettivo nella società. Non so se è solo un problema dell'Italia perché non ho mai toccato con mano la realtà degli altri paesi.
Mi sono vista come impiccata da un sistema che non lascia spazio alle idee. Parlando del mio lavoro sembra che per accedere alle grazie dei clienti, degli organi, degli Enti tu debba avere più di un tot di anni.
Sia chiaro la saggezza e il vissuto di coloro che ci hanno preceduto non può che essere importante e ci fa stare alla larga da guai che abbiamo conosciuto ma se ci fermiamo lì rischiamo di rimanere una società vecchia. Una persona giovane appena approcciata al mondo del lavoro avrà sicuramente lacune dal punto di vista “storico ed esperienziale” ma ha un appeal diverso: è entusiasta, ha voglia di imparare, ha l'energia per combattere, la sregolatezza e l'incoscienza necessari per caratterizzare grandi imprese. Queste qualità non sono da sottovalutare e nemmeno da deridere. Siamo schiavi di una classe che sta per andare in pensione e di conseguenza che voglia di lottare possono avere? Che voglia di cambiare?
Il loro momento è già passato sono ormai schiavi delle esperienze fatte sono passivi, resi inoffensivi dal lento stillicidio della politica, delle battaglie fiscali, della coltivazione del proprio orticello sino a che “lo devono fare”.
Lasciare spazio ai giovani vuol dire lasciarli cavalcare l'onda dell'amore per la vita e della speranza. Nel modo di oggi rischiamo di rimanere intrappolati in un epoca che viaggia alla velocità della luce ma che non possiamo cavalcare perché non ce ne viene data la possibilità.
Leggiamo ogni giorno sui blog, sui social network persone che hanno voglia di fare, di dimostrare quanto valgono ma che sono comunque costretti a rinunciare perché per loro non c'è spazio e quando le porte vengono chiuse più di una volta si comincia a perdere fiducia in se stessi e si abbandonano i sogni. Forse è questo che vogliono che succeda: abbandonare i sogni equivale a morire dentro e loro ci vogliono inoffensivi capaci solo di dire sì, di fare da spalla a persone anziane con idee obsolete e che occupano posti che sicuramente sono stati guadagnanti ma che hanno un ciclo come tutte le cose della vita compresa la vita stessa.
Difficile è cedere il passo ma è una assoluta necessità: basta clientelismi, basta poltrone attaccate, basta criteri non meritocratici.

martedì 9 giugno 2015

Impianto di allarme manuale

Per tutte le attività produttive è prevista la presenza di un Piano di emergenza ed evacuazione (D. Lgs. 81/08, art. 43 e DM 10/03/98, art. 5). Il Piano di emergenza viene redatto dal datore di lavoro, in collaborazione con RSPP e addetti alle emergenze, tenendo conto della struttura, del tipo di attività, dei turni di lavoro, dell’eventuale presenza di persone esterne e della composizione della squadra di emergenza. Sono esonerate solo quelle aziende dove sono impiegati meno 10 dipendenti, ad eccezione delle attività soggette a controllo da parte dei Comandi provinciali dei vigili del fuoco (a rilascio C.P.I.) come previsto dal D.P.R. 29/07/82, n. 577.

A monte del piano di emergenza viene effettuata un’attenta valutazione del rischio incendio per il luogo di lavoro considerando tutte rischi e misure di protezione ai fini della prevenzione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro, nonché per il caso di pericolo grave e immediato.

All'allegato IV del DM 10/03/98 sono richiamati i sistemi di rivelazione automatica d'incendio e di allarme manuale. L'impianto di allarme potrà essere differente a seconda della complessità e grandezza del luogo di lavoro e dal suo affollamento.  Per i luoghi complessi possono essere necessarie anche più fasi d'evacuazione e quando si ha presenza di pubblico non formato si ricorre all'impianto audio intellegibile. 
Va da sè che nei luoghi di lavoro complessi il personale è formato e informato per cui sa distinguere il segnale di allerta dal segnale di evacuazione.

lunedì 8 giugno 2015

Convenzione UNI

Il Collegio di Modena ha aderito e fino a settembre consentirà agli iscritti questa possibilità. 


PUBBLICATA APRILE 2015

CEI EN 60079-29-3 Atmosfere esplosive 
Parte 29-3: Rilevatori di gas - Guida relativa alla sicurezza funzionale dei sistemi fissi di rilevazione gas

elenco nuove norme dal CEI

Norme a prezzi agevolati

Nuova convenzione CNPI - CEI. Norme a prezzi agevolati

link al sito del CEI


giovedì 4 giugno 2015

Occorre sempre affrontare il problema quando si presenta

Riporto un articolo sul fatto quotidiano (qui il link) che riporta fondamentalmente la certificazione della apocalittica fesseria che è stata la riforma Gelmini sentenziata dal TAR. Questa riforma ha pesantemente inciso sugli istituti tecnici che si sono trovati ad avere meno ore di materie tecnico-specialistiche e ore di laboratorio, portando quindi ad un livello più basso l'istruzione secondaria superiore giustificando i tutto con un risparmio della spesa pubblica sugli insegnanti e senza rendere noto quali fossero gli effetti collaterali che si propagano dal mondo della scuola al mondo delle professioni.

Sembrerebbe dall'articolo che questo giudizio sia rimasto a riposare per ben due anni, anni in cui, dall'altro lato del fiume, le professioni hanno dovuto iniziare a riformarsi (e anche terminare, ma è un altro discorso) e decidere chi avrebbe potuto avere accesso all'albo professionale.

Lunghe discussioni, congressi, confronti per decidere che i diplomati Gelmini non avevano più le caratteristiche per rientrare negli albi e che per farlo dovevano laurearsi.

Alcuni giorni fa la sentenza depositata il 5.5.2015 che assegna al Ministero i 30 giorni per dare esecuzione all'annullamento dei programmi scolastici Gelmini ritornando per quadri orari e insegnamenti, a prima della Riforma

Tutti i diplomi emanati in questo lasso di tempo non hanno di fatto un valore. 

La cosa avvilente è che le cose stiano sempre lì a salare e alla fine di tutti chi ne fa le spese sono i cittadini e in questo caso i giovani che avrebbero potuto usufruire di una percorso generante una professione. Oltremodo poi la difficoltà a comprendere come i rappresentanti nazionali delle categorie non abbiano reagito alla riforma e peggio ancora non abbiano poi acquisito questo dato che da due anni girovagava negli ambienti politici, anni in cui si era impegnati a risolvere l'altro problema, anch'esso lasciato a salare, del riconoscimento del titolo e all'equiparazione del percorso di studi. 
Si è detto che dobbiamo miscelarci e fonderci alla comunità europea ma a maggior ragione bisogna partire dalle leggi interne e riformarle con un senso logico e con una visione ampia degli aspetti perchè all'interno dei nostri confini le leggi che sono in vigore finché ci son vanno rispettate. 

Il progettista?!



IL VALORE AGGIUNTO DEL PROFESSIONISTA E' NOTO QUALE SIA?

LO SCHEMA RIPORTATO VUOLE EVIDENZIARE COME SPESSO SIA  UNA SCELTA VINCOLATA IL RIVOLGERSI AD UN PROGETTISTA PIUTTOSTO CHE AD UN RESPONSABILE DI PRODOTTO. 
ESSENDO SEMPRE SOGGETTI AL VILE DENARO SPESSO I RESPONSABILI AZIENDALI SONO TARTASSATI DI PROPOSTE DI MANAGEMENT AZIENDALE PIUTTOSTO CHE ENERGETICO E SONO SUBISSATI DI IDEE SEMPRE PIÙ AVANZATE CHE CONSENTONO LORO DI RISPARMIARE. CONSEGUENTEMENTE QUESTE IDEE SI TRADUCONO IN GENERAZIONE DI COSTI CHE VANNO CONTESTUALIZZATI E ALCUNE VOLTE PROGETTATI PER CUI CHIAMANO IL PROFESSIONISTA E CHIEDONO DI FARE "DUE TAVOLE FIRMATE" PER AVVALLARE LA PROPOSTA IMPEDENDOGLI DI AVERE UNA VISUALE AMPIA SUL PROBLEMA E LIMITANDOLO AD ESSERE SOLO "COLUI CHE PRODUCE LA CARTA". OLTRE A QUESTO POI LE AZIENDE IMPIANTISTICHE OGGI SI PROPONGONO DIRETTAMENTE, SFRUTTANDO IL BUSINESS, COME PROGETTISTI CON TECNICI AL LORO INTERNO IN GRADO DI SOPPERIRE ALL'OBBLIGO DEI PROGETTO. 

LA FIGURA DEL PROGETTISTA NASCE PROPRIO COME MEDIAZIONE TRA IL CLIENTE E LO STATO IN PRIMA BATTUTA (PER QUANTO RIGUARDA I COMPITI ASSOLTI) E TRA CLIENTE E MERCATO (IN TERMINI DI SALVAGUARDIA DELL'INTERESSE DEL CLIENTE CONTRO LA SPECULAZIONE). E' UNA FIGURA TERZA FRA DUE PARTI, SIMBOLO E GARANZIA DI UNA LOTTA AL CONFLITTO DI INTERESSI.

LE TECNOLOGIE VIAGGIANO ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE E RIMANERE SEMPRE INFORMATI E FORMATI SU TUTTO E' MOLTO DIFFICILE, QUINDI IL PROGETTISTA COME PUÒ DIFENDERE IL PROPRIO LAVORO? SALVAGUARDARE LA PROFESSIONE? AVERE ANCORA VOCE IN CAPITOLO?

CREANDO SPECIALIZZAZIONI!

SIAMO CHIAMATI A SAPERE: METTIAMO A DISPOSIZIONE INSIEME DIVERSE SPECIALIZZAZIONI E DIAMO UNA RISPOSTA UNICA AL CLIENTE CHE VEDRÀ SUO INTERESSE RIVOLGERSI AD UN'UNICA ENTITÀ ANZICHÉ A TANTI SATELLITI.
PER FARE QUESTO PERO' OCCORRE  SINERGIA, CAPACITA' DI LAVORO IN TEAM, SCAMBIO DI IDEE, LAVORARE CON COLLEGHI DI CUI SI HA STIMA E DEI QUALI SI CONDIVIDONO GLI OBIETTIVI. E ULTIMO MA NON IN ORDINE DI IMPORTANZA ESSERE DISPOSTI A CONDIVIDERE E METTERE A DISPOSIZIONE LA PROPRIA CONOSCENZA AGLI ALTRI. 

E' TESTATO CHE LA CONDIVISIONE DI UN PROBLEMA VISTA DA PIÙ LATI, DIVERSI FRA LORO, DIA LUOGO AD UNA SOLUZIONE COMPLETA E PRIVA DI IMPEDIMENTI CHE SI RIVELANO DURANTE IL CORSO DELLA REALIZZAZIONE.